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Un'isola di scomunicati: Sicilia, 1339                           221



             stare giuramento e omaggio e a pagare il censo, presentando le scuse
             al papa e al collegio dei cardinali, perché il re a causa della guerra non
             si era presentato personalmente. Dovevano quindi chiedere il rinnovo
             dell’investituram perpetuam del Regno, ma ottenendo una transazione
             sugli arretrati del censo e l’annullamento delle sanzioni pontificie. Per
             sostenere le richieste in favore della successione al trono di Pietro II, il
             messinese  Andrea  de  Ioffo  e  il  palermitano  Nicolino  de  Tancredo,
             rispettivamente il 10 aprile e il 5 maggio 1338, avevano avuto la pro-
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             cura delle loro due città .
                Per complicità nel crimine di occupazione abusiva della Sicilia, fu
             condannato a dure sanzioni con re Pietro un gruppo ristretto di mas-
             simi responsabili: l’infante Giovanni d’Aragona, il conte di Modica Gio-
             vanni II Chiaromonte il Giovane , il cancelliere del Regno Damiano
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             Palizzi, il conte di Nogara Matteo Palizzi , Blasco d’Alagona e Raimondo
             Peralta . Per l’infante Giovanni si specificò che era fratello del re, per
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             Damiano Palizzi che pretendeva di esserne il cancelliere, per Giovanni
             Chiaromonte e Matteo Palizzi che s’intitolavano come conti. Blasco
             venne confuso come Blascum de Aragona, né a lui, né al Peralta era
             attribuito il titolo di conte.
                Mentre la Sicilia fu sottoposta all’interdetto, con il re e i sei principali
             suoi consiglieri al termine del processo furono nominativamente sco-
             municati, per disobbedienza al papa, un considerevole numero di sici-
             liani, giudicati colpevoli di continuare ad obbedire a Pietro d’Aragona,
             in quanto erano officiales del Regno o consiliarii del re, o comunque
             perché ritenuti suoi auxiliatores et valitores. Essi formarono un elenco
             di altri 112 nomi, che Odorico Rinaldi tralasciò di trascrivere negli
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             Annales ecclesiastici, per la sua lunghezza .
                Il vescovo di Agrigento precedeva tutti, ma il suo nome non era spe-
             cificato. Si trattava di un domenicano catalano, Filippo Ombau, il quale





                6  M. Moscone, Un modello di documento semipubblico nella Sicilia tardomedievale: la
             designatio syndicorum di Palermo e Messina per l’ambasceria del 1338 a Benedetto XII,
             «Mediterranea-ricerche storiche», 5 (2005), pp. 495-520.
                7  I. Walter, Chiaramonte, Giovanni, il Giovane, conte di Modica, in Dizionario Biografico
             degli Italiani, 24, Roma 1980, pp. 527-530; A. Marrone, Repertorio della feudalità siciliana
             (1282-1390), Associazione Mediterranea, Palermo 2006, pp. 135 s.
                8  Cfr. F.P. Tocco, Palizzi, in Dizionario Biografico degli Italiani, 80, Roma 2014.
                9  F. Giunta, Alagona, Blasco, il Giovane, in Dizionario Biografico degli Italiani, I, Roma
             1960; A. Marrone, Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390) cit., pp. 26-28.
                10  M.A. Russo, Peralta, conti di Caltabellotta, in Dizionario Biografico degli Italiani, 82,
             Roma 2015.
                11  O. Raynaldi, Annales ecclesiastici cit., pp. 98-102.


             n.43                            Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018
                                                      ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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