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           dopo l’elezione di Benedetto XII , i quali erano nobili di Messina, sia
           Giovanni de Cosmerio, pretore di Palermo nel 1330-31, anch’egli testi-
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           mone della suddetta procura nel 1338 , facevano anche loro parte dei
           milites ai  quali  era  stato  vietato  di  intromettersi  nella  gestione  di
           Palermo.
              Amato de Amato, cittadino palermitano, nel 1326 era stato capitano
           di Corleone, nel cui territorio aveva il possedimento Lu Iulfu, e nel 1328
                                                                    82
           giustiziere  della  Valle  di  Agrigento,  di  Cefalù  e  Termini .  Nino  de



              80  Lo accompagnarono nella prima ambasceria Ogerio de Virzolio e il cronista Nicolò
           Speciale, nella seconda Andrea de Ioffo, con una procura rilasciata a Messina il 31 marzo
           1338 per assicurare firma et indefessa devotio al pontefice. Per le sue attività tam intra,
           quam extra Siciliam fu compensato (2 maggio) con la foresta della porta di Taormina, che
           dava 55 once di reddito. Per l’adohamentum del 1342 sarà tenuto a versare con Giacomo
           de Abella 7 once per armare due cavalli e mezzo. Nel marzo 1343 ricoprirà la carica di
           scriba quietacionis gentis regie. Sarà a Catania con Blasco d’Alagona nel 1349, quando
           la città sarà assediata dai Palizzi. Il cronista Michele da Piazza racconta gli ultimi episodi
           della sua vita. Al ritorno da Reggio, dove era stato celebrato il matrimonio della figlia con
           Nicola Abbate, fu affrontato con due galee salpate da Messina dal genovese Costantino
           Doria, il quale lo aveva fatto spiare per vendicarsi di essere stato catturato per opera
           sua, torturato a Catania e relegato nel castello di Lentini. Dopo l’affondamento della sua
           nave, morì in mare nel gennaio 1350, senza aver potuto fare testamento. Il cadavere fu
           ripescato e, per aquam retrahendo, sicut canem, fu portato a Messina, dove ne fu fatto
           scempio, come quello di un traditore, per le vie e per le piazze. Alla fine fu cremato extra
           civitatem. Con i denti, che gli erano stati strappati, fecero dei dadi, de quibus ludebant
           ad azardum. Cfr. N. Specialis, Historia Sicula, in R. Gregorio, Bibliotheca scriptorum qui
           res in Sicilia gestas sub Aragonum imperio retulere cit., I, p. 498; II, p. 472; Archivio
           Segreto Vaticano, AA, Arm. I-XVIII, n. 4460; O. Raynaldi, Annales ecclesiastici cit., XVI,
           pp. 68 s.; J.C. Lünig, Codex Italiae Diplomaticus, II, Francofurti et Lipsiae 1726, coll.
           1099-1102; F. Giunta, Aragonesi e Catalani nel Mediterraneo, I, Dal regno al viceregno in
           Sicilia, Palermo 1953, p. 36; P. Sardina, Tra l’Etna e il mare. Vita cittadina e mondo rurale
           a Catania dal Vespro ai Martini (1282-1410), Messina 1995, p. 143; A. Marrone, Reper-
           torio della feudalità siciliana (1282-1390) cit., p. 231.
              81  Nobile, miles. Parteciperà alla rivolta del 1351. Sottoposto a tortura, morì dopo
           avere rivelato i nomi dei complici. Cfr. L. Citarda (a cura di), Acta Curie felicis urbis
           Panormi, 3 (Registri di lettere 1321-1326. Frammenti) cit., doc. 1, p. 4; P. Sardina, Palermo
           e i Chiaromonte: splendore e tramonto di una signoria. Potere nobiliare, ceti dirigenti e
           società tra XIV e XV secolo, Caltanissetta-Roma 2003, pp. 29, 208; A. Marrone, Repertorio
           della feudalità siciliana (1282-1390) cit., p. 152; M. Moscone, Un modello di documento
           semipubblico nella Sicilia tardomedievale: la designatio syndicorum di Palermo e Messina
           per l’ambasceria del 1338 a Benedetto XII cit., p. 515.
              82  Miles, nobilis, acquisterà dalla Magna Curia all’asta per 1.000 once il feudo Verdura
           e il possedimento di Raghalsemo (1343). Domiciliato a Caltabellotta, corrispondeva per
           l’adoa due cavalli armati (1345). Concluderà un accordo, che poi fu sciolto, con Enrico
           Chiaromonte per il matrimonio dei rispettivi figli Maria Amato e Giovanni Chiaromonte.
           Vicesecreto del Val di Mazara. Era ancora in vita nell’anno della XIV indizione (1345-46),
           ma già defunto nel 1360. Cfr. I. Scaturro, Storia della città di Sciacca cit., I, pp. 453, 483;
           H. Bresc, Le gouvernement de l’étranger: aristocrates et marchands ‘experts’ à la cour de
           Sicile (1296-1355) cit., p. 199; L. Citarda (a cura di), Acta Curie felicis urbis Panormi, 3
           (Registri di lettere 1321-1326. Frammenti) cit., doc. 64, p. 120; M.R. Lo Forte Scirpo (a



           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018       n.43
           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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