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           dello) Filangeri , un altro dei firmatari della procura, il cui padre omo-
           nimo (morto prima del giugno 1327) era stato tra quei milites esclusi
           dal governo di Palermo. La Magna Curia lo pose nel 1327 sotto la tutela
           di Giovanni de Caltagirone e dello zio Guido Filangeri.
              Vengono  elencati  prima  due  palermitani,  in  rapporti  tra  loro:
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           Orlando (Orlanduccio) de Milia , il quale ebbe in territorio di Palermo
           il feudo di Monte Cane e nel 1336, morti entrambi i genitori, aveva
           avuto Enrico Abbate come patrigno e come tutore proprio l’altro paler-
           mitano, Giovanni de Calvelli, il quale nel 1308 era stato giustiziere di
           Agrigento ed era stato anch’egli indicato tra i milites che a Palermo non
           dovevano ingerirsi. Entrambi nel 1338 avevano sottoscritto la richiesta
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           al pontefice per il riconoscimento di Pietro II .
              Un altro gruppetto di scomunicati è poi costituito da due milites
           di  famiglia  trapanese:  Riccardo  e  Ridolfo  de  Manueli,  il  primo
           dominus del feudo di Culcasi, per il quale nel 1327 fu in contrasto
           con i figli di Palmerio Abbate , il secondo signore di Burgio e cit-
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              73  Dominus, miles, morto nel 1337. Ancora nel 1329, assistito come vicebalio dal figlio
           Giordano, ne amministrava i feudi (il castello e la terra di Licodia in Val di Noto e il casale
           Montemaggiore in Val di Agrigento), dai quali nel 1335 ricavava un reddito di 140 once.
           Nel 1337 diede in appalto le gabelle di Licodia per 50 once annue. Domiciliato a Palermo,
           nell’adoa del 1345 sarà tenuto a prestare due cavalli armati. Convocato per il servizio
           militare tanto nel 1361 che nel 1365, nel 1363 sarà capitano di Mineo. In occasione delle
           nozze, con una damigella della regina Costanza, gli fu concesso di estrarre 400 salme di
           frumento provenienti dalla sua masseria di Licodia. Nel 1370 il re gli assegnerà 20 once
           annue sul Biviere di Lentini. Nel 1378 sarà strategoto di Messina. Nel 1380 sarà tra
           coloro  ai  quali  il  re  d’Aragona  comunicherà,  tramite  il  viceammiraglio  Francesch
           d’Averçó, che il matrimonio della regina Maria con l’infante Giovanni non si era potuto
           concludere. L. Citarda (a cura di), Acta Curie, 3 (Registri di lettere 1321-1326. Frammenti)
           cit., doc. 1, p. 4; A. Marrone, Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390) cit., pp. 168
           s.; S. Fodale, Su l’audaci galee de’ Catalani (1327-1382). Corona d’Aragona e Regno di
           Sicilia dalla morte di Giacomo II alla deportazione di Maria cit., p. 307.
              74  Nato attorno al 1323 da padre omonimo. Giovanni de Calvelli si occupò del recu-
           pero di tre botteghe, che aveva a Palermo in contrada Loggia dei Genovesi. Nel 1342 sarà
           coinvolto con i Calvelli ed altri in una controversia finanziaria con l’infante Giovanni,
           che ne causerà la rovina economica. Cfr. I. Peri, La Sicilia dopo il Vespro. Uomini, città e
           campagne, 1282-1376 cit., p. 165; L. Sciascia (a cura di), Acta Curie, 6 (Registri di lettere
           1321-22 e 1335-36) cit., doc. 167, pp. 281 s.; A. Marrone, Repertorio della feudalità sici-
           liana (1282-1390) cit., pp. 267 s.
              75  Cfr. L. Citarda (a cura di), Acta Curie, 3 (Registri di lettere 1321-1326. Frammenti)
           cit., doc. 1, p. 4; P. Sardina, Il labirinto della memoria: clan familiari, potere regio e ammi-
           nistrazione cittadina ad Agrigento tra Duecento e Quattrocento, Sciascia, Caltanissetta-
           Roma 2011, pp. 208, 488; M. Moscone, Un modello di documento semipubblico nella
           Sicilia tardomedievale: la designatio syndicorum di Palermo e Messina per l’ambasceria
           del 1338 a Benedetto XII cit., p. 515.
              76  Nel 1304 a Trapani è testimone nella nomina dei sindaci che giureranno fedeltà a
           Giacomo re d’Aragona. Perse dinanzi alla Magna Curia un’altra controversia per il pos-
           sesso del feudo Misilxarari (1332). Sarà capitano di Corleone (1341). A. Marrone, Reper-



           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018       n.43
           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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