Michele Fasolo

Alla ricerca di Focerò

2008. - Roma, - Quintily,

Lo studio ricostruisce a partire dalle fonti documentarie e toponomastiche l’assetto territoriale assunto, tra la fine dell’XI e quella del XII sec., sotto il dominio normanno, dalla porzione nord-orientale del territorio dei Nebrodi. Tra il 1084 ed il 1101, anno della sua morte, il conte Ruggero riorganizza questo territorio, conquistato agli inizi degli anni ’60 dell’XI sec., all’incirca 380 km2, facendo perno su quattro realtà territoriali, concretamente quattro grandi aziende agricole, due abbazie, preesistenti al suo arrivo, di rito greco, i monasteri di S. Angelo di Lisico dei Demenniti a Sant’Angelo di Brolo e quello di San Nicola de Valle Demone detto de la Fico presso Raccuja, un’abbazia di nuova fondazione di rito latino, il monastero benedettino di S. Salvatore in Patti, ed infine una “colonia” demaniale, Phokairòs (Focerò). Nell’arco dei cinquant’anni immediatamente successivi il ruolo propulsivo nel ripopolamento dell’intero territorio finisce per essere appannaggio del monastero benedettino di Patti che nella prima metà del XII sec. raddoppia i suoi possessi giungendo a interessare oltre un terzo dell’area, mentre fallisce il tentativo “demaniale”, condotto in prima persona dal conte Ruggero e poi da Adelasia. I due monasteri basiliani presenti appaiono come delle enclaves, non più di 40 km2 complessivi, ovvero un decimo dell’intera area presa in esame, dove probabilmente è rimasta concentrata durante il periodo arabo la popolazione grecofona, pochissime famiglie destinate a diminuire progressivamente nel tempo, e sembrano svolgere un ruolo privo di evidente dinamicità e meramente sussidiario nel nuovo scenario apertosi con la conquista normanna. Il vecchio ceto di possidenti greci con il loro insediamento pare soccombere di fronte all’emergere dei nuovi signori arrivati con la conquista normanna. Il riconoscimento della definizione confinaria di questi tenimenti lungi dall’essere un mero esercizio antiquario è essenziale per comprendere sia le problematiche di ordine politico, in un contesto multietnico che il nuovo potere normanno si trova ad affrontare, sia le dinamiche del ripopolamento che esso promuove in un paesaggio che doveva essere disabitato con una prolungata interruzione dell’insediamento umano. E aiuta a identificare alcune strutture antropiche di lunga durata che rimandano ad assetti precedenti quelli medievali risalenti all’età antica.