Orazio Cancila

Così andavano le cose nel secolo sedicesimo

1984. - Palermo, - Sellerio editore,

L’uomo di toga del quale si pubblicano le lettere è Antonio Montalto, per oltre un decennio avvocato fiscale in Sicilia, cioè titolare di un ufficio perpetuo che aveva il compito di tutelare gli interessi della giustizia e del fisco nel tribunale della Regia Gran Corte e nella Magna Curia dei Maestri Razionali, e che gli consentiva di assumere iniziative per perseguire i delitti più gravi, subentrare agli accusatori che desistevano, fissare la misura delle composizioni, relazionare al viceré sulle richieste di grazia e di guidatico. Egli aveva inoltre il diritto di intervenire, come consigliere del viceré, nel Sacro Regio Consiglio, l’organo in cui si decidevano gli affari più importanti del regno. Per il ruolo ricoperto dal Montalto, le sue lettere – indirizzate da Palermo all’imperatore Carlo V e conservate presso l’Archivo General de Simancas, fondo Papeles de Estado, Sicilia, Virreinato español, leg. 1111, nn. 32-41 – costituiscono perciò una importantissima testimonianza di prima mano sulla situazione della sicurezza pubblica e della giustizia in Sicilia attorno al 1530. Si pubblica, inoltre, una anonima “Relatione del stato miserabile e deplorando del Regno di Sicilia nella venuta del Ecelentissimo signor conte d’Aiala, viceré proprietario”, che si conserva – sembra inedita – presso la biblioteca della Società siciliana per la Storia Patria di Palermo, ai segni 1.C.14, cc. 74r-81v. Si tratta di una minuta non firmata di una relazione inviata a Ferdinando di Ayala, che fu viceré in Sicilia nel 1660-1663, dopo un lungo interim dell’arcivescovo di Palermo don Pietro Martinez de Rubio, come presidente del regno. Sicuramente redatta da un alto burocrate assai bene informato, ma probabilmente col dente avvelenato per essere rimasto fuori dalla serie di nomine che l’arcivescovo si era affrettato a fare poco prima della venuta del nuovo viceré. Per il capitolo introduttivo dal titolo “Quando la mafia non si chiamava mafia” si rimanda al testo ristampato in “La terra di Cerere”, pp. 237-279, reperibile su questo Scaffale alla voce “La terra di Cerere (parte seconda).