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                particolare  rilievo  nel  caso  italiano:  i  governi  repubblicani,  ripren-
                dendo una tradizione di lungo periodo della politica estera del nostro
                Paese, mostrarono a lungo un forte e crescente interesse per il Medio
                Oriente, proponendo a più riprese l’idea dell’Italia come realtà “ponte”
                nei confronti del mondo arabo e musulmano, secondo una linea inter-
                pretativa che divenne particolarmente suggestiva dalla metà degli anni
                Cinquanta. In questa prospettiva, i governi via via succedutisi a Roma,
                tutti a forte egemonia cattolica, si avvantaggiarono delle evidenti si-
                nergie esistenti con la politica della Santa Sede, impegnata a preser-
                vare per quanto possibile spazi di convivenza che garantissero la pre-
                senza cristiana anche sulle coste meridionali e orientali di un Medi-
                terraneo sempre più segnato dall’affermazione dei contrapposti nazio-
                nalismi . Pur con indubbie ambiguità e non senza iniziative talvolta
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                contradditorie, tale proiezione della politica italiana permise al nostro


                Dodecaneso  italiano  (1945-1950),  in  «Clio.  Rivista  trimestrale  di  studi  storici»,  37,  4
                (2001), pp. 649-687. In questa sede sembra utile ricordare anche gli interessanti studi
                sull’esilio politico degli universitari e dei rifugiati greci durante la dittatura dei colon-
                nelli, tra cui N. Kleitsikas, The Greek Student Movement and the Anti-dictatorial Struggle
                in Italy, Athens, 2000, [in greco]; K. Kornetis, Una diaspora adriatica: la migrazione degli
                studenti universitari greci in Italia,  in  G.  Minardi  e  E.  Cocco  (a  cura  di),  Immaginare
                l’Adriatico, Franco Angeli, Milano, 2007, pp. 151-168.
                   6  Sul concetto dell’Italia come Paese “ponte” tra Occidente e mondo arabo, divenuto
                uno dei perni della politica mediorientale dell’Italia a partire dagli anni Cinquanta so-
                prattutto ma non esclusivamente in rapporto al conflitto arabo-israeliano, cfr. L. Cre-
                monesi, Dal rispetto del boicottaggio arabo alle ambizioni di mediazione Italia e Israele
                verso la crisi di Suez, in E. Di Nolfo, R. Rainero, B. Vigezzi (a cura di), L’Italia e la politica
                di potenza in Europa (1950-1960), Marzorati Editore, Settimo Milanese, 1992, pp. 103-
                132, a p. 108; L. Riccardi, Il “problema Israele”. Diplomazia italiana e Pci di fronte allo
                Stato ebraico (1948-1973), Guerini, Milano, 2006, pp. 65-157. Sulla declinazione cultu-
                rale di tale proiezione, che ebbe il proprio principale artefice in Giorgio La Pira e nella
                sua sensibilità per la comune origine abramitica dei tre grandi monoteismi affacciati sul
                Mediterraneo, vedi M. Giovannoni, Il grande lago di Tiberiade. Lettere di Giorgio La Pira
                per la pace nel Mediterraneo, Polistampa, Firenze, 2006; M.C. Rioli (a cura di), Ritornare
                a Israele. Giorgio La Pira, gli ebrei, la Terra Santa, Edizioni della Normale-Fondazione La
                Pira,  Pisa-Firenze  2016.  Circa  le  principali  coordinate  dell’azione  diplomatica  della
                Santa Sede nella regione durante la seconda metà del Novecento, cfr. J.B. Hehir, The
                Catholic Church and the Middle East. Policy and Diplomacy, in K.C. Ellis (ed.), The Vati-
                can, Islam, and the Middle East, Syracuse University Press, Syracuse, 1987, pp. 109-
                124; M. Borrmans, La politica mediorientale della Santa Sede, in G. Barberini (a cura
                di), La politica internazionale della Santa Sede 1965-1990, ESI, Napoli, 1992, pp. 91-
                101; S. Ferrari, The Vatican and the Middle East during the Pontificate of John Paul II, in
                M.J. Breger (ed.), The Vatican-Israel Accords. Political, Legal and Theological Contexts,
                University of Notre Dame Press, Notre Dame, 2004, pp. 276-306. Per quanto concerne
                l’importanza attribuita dalla diplomazia vaticana e dallo stesso magistero pontificio al
                tema della coabitazione tra fedi diverse nel Mediterraneo orientale, e al ruolo del Libano
                come esempio di Paese ove tale principio di «convivialité» si realizzava concretamente,
                cfr. A. Riccardi, Il potere del papa: da Pio XII a Paolo VI, Laterza, Roma-Bari, 1988, p.
                135; S. Ferrari, Verso una nuova politica mediterranea della S. Sede, «Rivista di studi
                politici internazionali», 75, 1 (2008), pp. 37-51, a p. 42.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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