Page 15 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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                   Diplomazia, occasioni pubbliche e solidarietà degli ambasciatori nella prima età moderna 439


                   tico e dei cerimoniali di corte che aiuti a precisarne meglio le articolazioni
                   interne e le differenze. Durante il periodo di avviamento delle ambasciate
                   permanenti, un processo prolungato e non privo di battute d’arresto, il
                   diplomatico poteva essere guardato con sospetto perché era considerato
                   un elemento estraneo, a cui si attribuiva il fine di spiare le mosse della
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                   corte in cui risiedeva . I sovrani manifestarono la loro insofferenza,
                   quando cominciarono a ricevere ambasciatori che dovevano stabilirsi in
                   modo non episodico presso le loro corti. Il sentimento di fastidio di Luigi
                   XI di Francia per l’abitudine italiana di «tenere continuamente un suo
                   ambasadore» è stato più volte richiamato negli studi sulla diplomazia pro-
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                   prio per illustrare questa fase di transizione . Più tardi, la residenza sta-
                   bile dell’ambasciatore divenne una pratica più diffusa anche se ancora a
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                   inizio ‘600 era percepita da alcuni come una novità . Essa comportava
                   la nascita di nuove dinamiche: il protrarsi del soggiorno offriva agli amba-
                   sciatori l’opportunità di accedere ai meccanismi di corte e di adoperarsi
                   per entrare in consonanza con i membri più eminenti di essa. Si pro-
                   spettò il rischio che i diplomatici si inserissero talvolta troppo bene nelle
                   reti di relazione della corte. Non è un caso che dalla stessa radice siano
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                   nati i termini hostis e hospis, nemico e ospite . Nella piena età moderna
                   queste due opzioni dell’ambasciatore quale figura “estranea” o al contra-
                   rio “prossima” alla corte in più occasioni furono operative contempora-
                   neamente, riempiendo di ambiguità la funzione diplomatica.
                      Gli ambasciatori permanenti dovevano inserirsi in corti che si erano
                   strutturate attraverso cerimoniali sempre più definiti. Un processo che
                   concerne tutte le corti europee e che ho preso in considerazione attra-
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                   verso il caso della Spagna . Carlo V, che aveva inizialmente adottato lo
                   stile borgognone, col tempo lo modificò, con l’intento di integrare le
                   diverse etichette (castigliana, aragonese e portoghese), legate ai cortigiani



                   ces in Early Modern Europe, Bologna-Berlin, Duncker und Humblot, 2011; F. Benigno,
                   Parole nel tempo. Un lessico per pensare la storia, Roma,Viella, 2013, pp. 205-220 (Opi-
                   nione pubblica); A. Castillo (ed.), Cultura del escrito en el mundo occidental. Del Renaci-
                   miento a la contemporaneidad, Casa de Velázquez, Madrid, 2015.
                      16  A. Tallon, L’Europa del Cinquecento: stati e relazioni internazionali, Carocci, Roma,
                   2013; D. Frigo, Politica estera e diplomazia: figure, problemi e apparati, in M. Rosa, G.
                   Greco (a cura di), Storia degli antichi stati italiani, Laterza, Roma, 1997, pp. 117-161.
                      17  S. Andretta, L’arte della prudenza. Teorie e prassi della diplomazia nell’Italia del
                   XVI e XVII secolo, Biblink, Roma, 2006, p. 51.
                      18  L. Bély, J. Bérenger, A. Corvisier, Guerre et paix dans l’Europe du XVIIe siècle,
                   Sedes, Paris, vol. 1, 1991, p. 52.
                      19  Come richiamato anche da A. Hugon, Prólogo, in D. Carrió-Invernizzi (ed.), Emba-
                   jadores culturales. Transferencias y lealtades de la diplomacia española en la Edad
                   Moderna, Uned, Madrid, 2016, p. 14.
                      20  Per il caso francese, nel quale è con Enrico III che la corte vive un importante pro-
                   cesso di crescita e definizione dei ruoli, si v. J. Boucher, La cour d’Henry III, Éd. Ouest-
                   France, Rennes 1986.


                   n. 47                        Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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