Il Galasso raccoglie in questo volume una serie di studi sulla storia di Napoli nella sua sei volte secolare funzione di capitale di uno degli Stati italiani ed europei che ebbero il loro specifico rilievo e le loro rispettive parabole, ma concorsero tutti alla definizione e agli sviluppi del contesto generale di cui facevano parte, e tutti sono quindi coessenziali alla comprensione di tale contesto. Il rilievo di Napoli fu, come si sa, del tutto particolare in alcune fasi della vicenda generale. La parabola della città ha, inoltre, una esemplarità che non è ignota né agli studiosi di varie discipline, né alla cultura generale e corrente. È l’esemplarità di un grande centro urbano, di antica fondazione e tradizione, le cui fortune politico-amministrative e il ruolo culturale sopravanzarono tra i secoli XIII e XIX, nettamente, le spinte spontanee e specifiche del suo sviluppo urbano, così come la dimensione demografica sopravanzò, altrettanto nettamente, in ragione di quelle fortune, la dimensione economica e la progressiva maturazione sociale in senso moderno. È l’esemplarità di una città che, cessate, con l’unificazione italiana, le sue funzioni di capitale, ha incontrato difficoltà enormi a convertirsi in metropoli moderna con sufficienti e autopropulsive ragioni di vita e di sviluppo. Accade spesso che il rilievo e l’esemplarità della storia di Napoli si traducano in elemento di male intesi e dannosi campanilismi. Molte delle pagine del presente volume reagiscono a tali campanilismi e intendono mettersi e mettere in guardia contro di essi, ma questo, nella misura in cui sussiste, non è stato mai il primo e diretto obiettivo dell’autore negli studi qui raccolti: tutt’al più ne è – se così si può dire – un sottoprodotto. L’obiettivo è stato quello di ogni studio storico che nasca con autonomia di stimoli e di motivazioni nella «contemporaneità» propria della storia nel suo volgersi dal presente al passato; è stato quello di ogni studio storico che si ispiri con autonomia di interpretazioni e di prospettive ai temi, ai problemi, ai metodi della storiografia del suo tempo. Per l’autore quella «contemporaneità» ha dovuto, magari, fare i conti con la circostanza del suo essere napoletano di vecchia famiglia napoletana e con il fascino di una lunga e meritoria tradizione storiografica ed erudita altrettanto schiettamente napoletana, oltre che, assai spesso, di alto profilo. Egli confida, però, fermamente nella disciplina degli studi a cui sottostà dagli inizi – ormai così lontani… – della sua attività intellettuale quale rassicurante profilassi contro ogni deviazione allotria alle ragioni degli studi stessi. E si lusinga, perciò, che nelle pagine qui raccolte si possa ritrovare più di qualche elemento e punto di vista per una nuova o rinnovata, migliore e approfondita intelligenza della storia della sua città.
Si ringrazia l’autore per avere autorizzato la messa on line del testo.