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Un'isola di scomunicati: Sicilia, 1339                           227



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             Prima di lui il vexillarius , il conte di Augusta Guglielmo Raimondo
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             Moncada .  In  quattordicesima  posizione  troviamo  il  tesoriere,  il
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             dominus Bernardo de Montroig (Morrogio o Monterubeo) , in diciot-
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             tesima il viceprotonotaro dominus Giovanni Grammatico , e si nota
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             l’assenza tra gli scomunicati del protonotaro , ma non è casuale,
             risulterà domiciliato a Palermo e sarà tassato per 10 cavalli armati (pari ad un red-
             dito di 200 once). Sarà colpito nel 1346 con un’ammenda di 100 once per aver pre-
             teso il pagamento dello ius dohane dal feudo Margana, appartenente ai cavalieri
             dell’ordine teutonico della Magione di Palermo. Nel 1348 combatterà a Messina a
             fianco di Blasco d’Alagona. Con l’uccisione del nunzio Ruggero de Noto avrebbe pro-
             vocato il fallimento delle trattative segrete di pace condotte dalla regina Elisabetta.
             Nel giugno 1349 parteciperà alla difesa di Catania e sarà costretto alla ritirata. Dopo
             la fuga dell’infanta Eleonora e il matrimonio con il re d’Aragona, fu in contatto con
             la regina per le sue trame segrete in Sicilia. Entrato nell’orbita di Matteo Sclafani,
             nel dicembre 1350 bandirà da Vicari i palermitani, giustificando il provvedimento
             come una ritorsione, ma la città di Palermo gliene chiese conto come suo cittadino.
             Per lui garantì il conte Sclafani, ma nel gennaio 1351 continuava ad ospitare a Cala-
             trasi predoni, i quali danneggiavano specialmente Lorenzo Murra, e ad essere in con-
             tatto con Cristia. Nel 1351 parteciperà con Artale d’Alagona contro i Chiaromonte
             alla conquista di Licata. Morirà prima del settembre 1354, lasciando in Catalogna il
             castello di Anglès. L. Sciascia (a cura di), Acta Curie, 7 (Registri di lettere 1340-48),
             Palermo 2007, docc. 121, 160, 215, pp. 175 s., 232 s., 303 s.; C. Bilello, F. Bonanno,
             A. Massa (a cura di), Acta Curie, 9 (Registro di lettere 1350-1351), Palermo, 1999,
             docc. 10, 19, 24, 41, pp. 16, 24 s., 31 s., 51 s.; E. Lo Cascio (a cura di), Il Tabulario
             della Magione di Palermo (1116-1643). Repertorio, Roma 2011, docc. 640, 645, pp.
             339, 342; A. Marrone, Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390) cit., p. 435; S.
             Fodale, Un ignobile cavaliere catalano nella Sicilia di metà trecento: Francesco Val-
             guarnera, in V. Rivera Magos, F. Violante (a cura di), Apprendere ciò che vive. Studi
             offerti a Raffaele Licinio, Bari 2017, pp. 229-234.
                39  H. Bresc, Le gouvernement de l’étranger: aristocrates et marchands ‘experts’ à la
             cour de Sicile (1296-1355) cit., p. 193, ha osservato che «la fonction de porte-étendard,
             vexillarius, paraît [...] purement honorifique [...] elle est en 1344 au comte d’Augusta
             Guglielmo Raimondo Moncada [...] de prestigieuse origine catalane et de maison princière
             (c’est celle des comtes de Foix et des seigneurs de Béarn)».
                40  Nel 1337 fu investito da Pietro II come conte di Augusta. Nel 1348 salirà sulle galee
             al soldo di Blasco d’Alagona, comandate da Raimondo Peralta. Morirà in cattività a Mes-
             sina, forse avvelenato. I. Peri, La Sicilia dopo il Vespro. Uomini, città e campagne, 1282-
             1376 cit., pp. 187, 193; L. Sciascia, Le donne e i cavalier, gli affanni e gli agi. Famiglia e
             potere in Sicilia tra XII e XIV secolo cit., pp. 100 s.; A. Marrone, I titolari degli uffici centrali
             del Regno di Sicilia dal 1282 al 1390 cit., p. 329.
                41  Miles, dominus. Tesoriere del Regno. Nel 1333 ebbe l’investitura del feudo di
             Manchina, che gli fu confermato nel 1337, con un reddito di 40 once. Ricoprì per
             breve periodo la carica di cancelliere del Regno in sostituzione di Raimondo Peralta,
             recatosi in Catalogna per la guerra di Rossiglione e Cerdaña. Possedette il feudo
             Misilcassimo (1342). Domiciliato a Taormina, nel 1345 contribuirà all’adoa per 11
             cavalli armati (220 once di reddito). Risulta già morto all’atto del testamento di Bla-
             sco d’Alagona (7/1/1347). A. Marrone, Repertorio della feudalità siciliana (1282-
             1390) cit., p. 295 s.
                42  Tra il 1330 e il 1335 fu notaio a Piazza. C. Ardizzone, I Diplomi esistenti nella Biblio-
             teca comunale ai Benedettini, Catania, 1927, docc. 204, 216, 239-240, pp. 118, 122, 133.
                43  A. Marrone, I titolari degli uffici centrali del Regno di Sicilia dal 1282 al 1390 cit., p. 317.


             n.43                            Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018
                                                      ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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