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154 Erica Joy Mannucci
Sul progetto di trattato con gli Stati Uniti, come ha ricordato Anna
Maria Rao, Pio suscitò un giudizio di incapacità e di cattiva volontà da
parte dell’abate Ferdinando Galiani, il quale era stato a sua volta in-
caricato d’affari napoletano a Parigi, molti anni prima, ma a Napoli
continuava a lavorare per il governo come prezioso consigliere su affari
commerciali e finanziari .
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A Galiani era stato chiesto subito – non appena a fine settembre
1784 Pio aveva inoltrato la proposta dei plenipotenziari americani –
di valutare la questione . Egli era contrario a spingersi, con gli Stati
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Uniti, oltre l’accoglienza nei porti del Regno e, in particolare, a Mes-
sina, porto franco dal febbraio 1783. Il 14 dicembre veniva spedita
da Caserta a Pio una lettera riservata di istruzioni per spiegare che
la questione era squisitamente politica: «Il Re è persuaso che gli
Stati Uniti d’America fanno premere per stipulare il proposto Trat-
tato non già per motivo di (…) vantaggiare il loro commercio, ma per
ottenere con tal mezzo un rango fralle Potenze, e farsi riconoscere
generalmente dalle diverse Corti d’Europa. Questo è l’interesse
principale, e forse unico, che gli muove a far tali passi (…)» e a met-
tere fretta agli interlocutori per conseguire il loro «fine politico». Più
avanti si aggiungeva che in modo particolare era probabile che gli
americani mirassero a essere «in questi domini trattati al pari
dell’Inghilterra» .
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L’incaricato d’affari veniva istruito sul modo in cui poteva conti-
nuare a lusingare i Commissari americani e rassicurarli, suggerendo,
come fosse un consiglio personale, di far frequentare alle navi statu-
nitensi il porto franco di Messina, dove sarebbero stati accolti con fa-
vore. Doveva inoltre dare a vedere di non conoscere le relazioni com-
merciali americane con altre potenze europee e di volersi informare da
loro, per prendere tempo. In sostanza, si rivelava a Pio, il re voleva
aspettare di vedere ciò che avrebbe fatto la Spagna. Su questi delicati
argomenti, bisognava comunicare solo con messaggi cifrati. Pio riferiva
a Napoli il 26 dicembre di avere visto a Versailles il plenipotenziario
mediterranea», 12, (2014), pp. 137-165. Più ampiamente, si veda G. Nuzzo, La monar-
chia delle Due Sicilie cit., pp. 83-97.
69 A.M. Rao, Collezionismo, diplomazia, rivoluzione: la corrispondenza di François Ca-
cault con Pierre Michel Hennin (1785-1788), in E. Di Rienzo, A. Musi (a cura di), Storia e
vita civile. Studi in memoria di Giuseppe Nuzzo, ESI, Napoli, 2003, pp. 167-188, in par-
ticolare si vedano le pp. 185-188; si veda inoltre F. Diaz, L’abate Galiani, consigliere di
commercio estero del Regno di Napoli, «Rivista storica italiana», LXXX, 4 (1968), pp. 855-
909.
70 Asn, Esteri, 4210, c. 28, c.39 e, per il primo parere di Galiani, del 24 ottobre, cc.
43-54.
71 Asn, Esteri, 4210, cc. 75-79. La lettera è citata in un’altra missiva di istruzioni del
21 giugno 1785 (Ivi, c. 74), spedita poi in linguaggio cifrato, dove si dice che la prece-
dente era stata scritta il 14 dicembre 1784.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)