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                sospetto che abbia iniziative personali, che intrecci con gli americani
                relazioni che non corrispondono alle indicazioni ricevute.
                   In realtà, i commissari americani avevano, come si è visto, lasciato
                cadere il negoziato e si occupavano d’altro, di «affaires compliquées»,
                come scriveva il mercante Brush. Questi aveva previsto una ripresa
                imminente della proposta, forse con una delegazione apposita, enfa-
                tizzando, nell’attesa, i suoi fini di tutela di interessi privati di fronte al
                ritardo della politica .
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                   Il disprezzo mostrato da Galiani per Pio non sembra dunque giusti-
                ficato dal suo effettivo comportamento in questa occasione, ma po-
                trebbe dipendere dal profilo complessivo dell’incaricato d’affari, così
                come ce lo restituisce il tono appassionato e addirittura accusatorio
                nei confronti della Corte francese che caratterizza buona parte dei suoi
                dispacci sulla situazione interna, letti da Flammermont e da Cutolo.
                Questo profilo poteva legittimamente suscitare il timore che l’incari-
                cato d’affari organizzasse abboccamenti non registrati in considera-
                zione dei rapporti di amicizia che aveva stretto con gli americani, rela-
                zioni già palesate a Napoli dalla sua intermediazione tra Franklin e
                Filangieri.
                   Non  è  dato  sapere  come  stessero  le  cose:  un  possibile  indizio  di
                un’attenzione personale di Pio verso i commissari americani potrebbe
                essere rappresentato dalla prontezza della loro rinuncia a insistere in
                quella fase e dall’altrettanto immediata comprensione del fatto che Na-
                poli attendeva l’esempio spagnolo per decidere. Potrebbero avere ca-
                pito che avrebbero solo perso tempo da qualche parola in più di Pio, il
                quale si sentiva più amico loro che dei propri superiori napoletani, cui
                tra l’altro doveva una deferenza di cui si risentiva .
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                   Eppure, come lui stesso scriveva a Jefferson nel 1816, l’anziano Pio
                era talmente in difficoltà che provò ancora a bussare da Parigi alla
                porta della Corte di Napoli, chiedendo una pensione per i ventun anni
                di servizio. Era allora primo ministro proprio il marchese Circello, l’ul-
                timo ambasciatore servito da Pio, quello a cui aveva presentato le pro-
                prie dimissioni nell’ormai lontano 1790 perché si era «trouvé en oppo-
                sition avec [sa] façon de penser» . Circello, ora primo ministro, era
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                stato però «inexorable» nel respingere la sua richiesta. Non era servito


                   78  Un anno dopo Lafayette suggeriva di mandare a Napoli Filippo Mazzei: From the
                Marquis  de  Lafayette,  Marie-Joseph-Paul-Yves-Roch-Gilbert  du  Motier,  Marquis  de  to
                Adams,  John,  June  16,  1786,  Adams  Papers  Digital  Edition  cit.,  https://www.mas-
                shist.org/publications/adams-papers/.
                   79  A.M. Rao, Collezionismo, diplomazia, rivoluzione cit., p. 188, cita una sua frase
                significativa del 1791 su questo argomento.
                   80  Sulla reazione di Circello alle dimissioni di Pio nel 1790, si veda A. Cutolo, Da
                diplomatico a giacobino cit., p. 406: il marchese aveva riferito a Napoli che Pio era moti-
                vato da un rancore di funzionario mal pagato.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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