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206 Matteo Di Figlia
furono adottate subito dopo le stragi in cui persero la vita lo stesso Falcone e
Borsellino. Chiediamo che l’intera politica giudiziaria risponda alla situazione
di emergenza che il Paese ancora attraversa, senza sconti per nessuno 127 .
Era in linea con questo clima una lettera aperta al Presidente della
Repubblica firmata anche da Marta nell’estate del 1995, durante un
Campo antimafia. Il Parlamento aveva approvato una legge che limitava
gli ambiti di applicazione della custodia cautelare. Era un tema caldo:
l’anno prima era stato promulgato un decreto, poi ritirato, letto da più
parti come un modo per ridurre la carcerazione per l’establishment. Di
natura differente, la legge del 1995 era per alcuni un atto dovuto per im-
pedire abusi; per altri, inclusi diversi giudici, il provvedimento palesava
un atteggiamento malevolo verso la magistratura 128 . Nella lettera firmata
da Cimino si sposava questa seconda interpretazione, chiedendo di ri-
mandare alle Camere il testo «perché non si torni indietro, perché non si
“normalizzi” tangentopoli e perché i magistrati più impegnati contro la
mafia e la corruzione possano serenamente continuare il loro lavoro» 129 .
Lo shock provocato dalle decine di omicidi e dalle stragi, l’indignazione
per la corruzione svelata dalle inchieste, la preoccupazione che membri
della classe dirigente restassero impuniti per via di leggi ad hoc, avevano
mutato il significato della linea garantista, spingendo ambienti generica-
mente progressisti verso un racconto pubblico della carcerazione carat-
terizzato da una sensibilità opposta a quella mostrata per decenni da co-
munisti o Nuova sinistra. Restava il problema di quale cultura politica
potesse rispondere a tale cambiamento, e di quali riferimenti partitici po-
tessero rappresentarla nelle Camere. A una persona come Marta Cimino
non era forse sfuggito quanto accaduto nell’ultimo passaggio al Senato,
dove l’unica forza espostasi in modo compatto e numericamente rilevante
nell’opposizione alla riforma della custodia cautelare era stata la Lega
Nord (suoi 34 dei 38 voti contrari) 130 .
127 Comunicato stampa intestato «Palermo Anno Uno» e intitolato «Comunicato
Stampa. Lettera Aperta», 24 giugno 1995, ivi. Sull’uso del termine «normalizzazione»
vedi anche il dattiloscritto non intitolato, che inizia con «Parlo come portavoce di Pau»,
s.d., ivi.
128 E. Bruti Liberati, Magistratura e società nell’Italia repubblicana cit., pp. 286-299.
Ringrazio Paola Maggio per alcune considerazioni in merito al dibattito giuridico su
quella riforma.
129 La petizione, con le firme apposte durante un Campo antimafia svoltosi a Man-
duria tra fine luglio e inizio agosto 1995 (quella di Marta è la seconda), è conservata in
Amc, Raccoglitore Blu «96/2».
130 https://documenti.camera.it/_dati/leg12/lavori/stenografici/stenografico/326
13.pdf, consultato il 5 febbraio 2023. Votarono contro 38 senatori, 34 dei quali della
Lega Nord. Tra gli altri figuravano 2 del gruppo Rifondazione-Progressisti, 1 di Sinistra
democratica e 1 del gruppo Verdi-Progressisti-La Rete; nessuno di questi gruppi si
mosse compattamente: https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/140651.
pdf, consultato il 5 febbraio 2023.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)