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                sovrapposizioni di linea simili e, infine, inefficienze organizzative.
                Ancora una volta fu sull’asse Genova-Palermo che si attuarono tali
                manovre aziendali con le genovesi Società Italiana di Servizi Marit-
                timi  e  Marittima  italiana,  gestori  delle  linee  per  il  Mar  Rosso  e
                l’Estremo Oriente, e la siciliana La Sicilia, gestore dei collegamenti
                con il Nord Africa, che istituirono la Compagnia Italiana Transat-
                lantica (Citra). La saldatura tra le due compagnie genovesi e quella
                siciliana garantì praticamente un oligopolio delle principali rotte del
                mar Tirreno lasciando fuori solo il cabotaggio a corto raggio come
                per le isole del golfo di Napoli e le Eolie. Alle tre società del gruppo
                Citra venne fatto obbligo di istituire 17 linee, che, seppur vincolate
                per  itinerario  ed  orari,  rispecchiarono  l’egemonia  siculo-ligure
                nell’area tirrenica e nel Mediterraneo centrale.
                   Contrariamente a quanto predetto dalle autorità fasciste e auspi-
                cato dagli esponenti della Camera di Commercio di Napoli, le conven-
                zioni provvisorie del 1923 decretarono un ulteriore arretramento pro-
                prio in quei campi di attività in cui lo shipping napoletano avrebbe
                dovuto affermarsi: Mediterraneo e colonie. A concorre a questo esito
                fu sicuramente la capacità di difesa di meglio organizzate piazze ma-
                rittime  tirreniche,  le  quali  di  fronte  alle  redivive  pretese  napoletane
                passarono addirittura al contrattacco. Sul versante dei collegamenti
                con il Nord Africa, Siracusa si assicurò il collegamento con Derna nella
                vecchia  linea  2  (Siracusa-Tripoli)  togliendola  alla  città  partenopea.
                Quest’ultima si vide poi soppressa una delle tre linee per il Tirreno
                inferiore  (Napoli-Tunisi)  con  una  contemporanea  diminuzione  della
                frequenza delle altre linee con il Nord Africa.
                   Sul versante dei rapporti con Genova quest’ultima riuscì nell’in-
                tento a lungo perseguito di sottrarre a Napoli la testa di linea con
                Alessandria d’Egitto, che la città meridionale esercitava dal 1912. In-
                fatti, già nel 1919 il presidente del Consorzio autonomo del porto di
                Genova avanzò la richiesta insieme al presidente della sezione ligure
                degli albergatori e al presidente della Camera di Commercio di Ge-
                nova di un prolungamento fino a Genova della linea Napoli-Alessan-
                dria. In quell’occasione e negli anni immediatamente successivi i rap-
                presentanti genovesi misero sul piatto della contrattazione tutto il
                peso della gerarchia portuale italiana chiedendo che fosse Genova e
                non Napoli la testa di quella linea , richiesta che alla fine venne ac-
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                colta nel 1923.
                   Anche durante i lavori della Commissione per il riordino definitivo
                emersero frizioni tra gli interessi delle città portuali. Di fronte all’arre-
                tramento emerso nelle convenzioni del 1923 Ferdinando del Carretto
                cercò di alzare la posta sottoponendo un ordine del giorno nella seduta


                   49  Cfr. Acs, Ministero delle Comunicazioni, Ispettorato servizi marittimi, b. 292.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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