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La regina del fascismo. Lo sviluppo del polo marittimo napoletano... 173
dalla fine prematura del progetto della «grande Ilva» , un armamento
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povero di capitali e di chiarezza negli obiettivi economici e, in ultimo,
mancanza di strutture finanziarie locali adeguate al sostegno dei set-
tori poc’anzi menzionati . Tutti questi elementi sembravano presagire
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la fine della partita per le deputazioni napoletane, eppure proprio l’ir-
rompere della Grande Crisi diede la possibilità di rimettere in discus-
sione l’esito a cui si era giunti.
Tra il 1931 e il 1932 il settore della navigazione, notoriamente im-
pegnativo dal punto di vista finanziario, subì un profondo riordino fa-
vorito anche dalle nuove disposizioni di legge per l’accentramento
aziendale . Seguendo l’esempio di Germania, Giappone e Gran Breta-
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gna le principali compagnie armatoriali del Paese furono accorpate per
dare vita a quattro nuovi gruppi di armamento. Tra le nuove società
figura la Tirrenia, in cui confluirono la Florio e la Citra con un capitale
di 130 milioni, dirigenza a Napoli e una flotta da 160.000 tonnellate .
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Dopo tante pressioni, richieste e azioni organizzate, Napoli tornava ad
essere sede di armamento di una grande società di navigazione e la
causa di ciò andava ricondotta in non poca misura agli effetti destabi-
lizzanti della crisi. Il ruolo del fascismo in questa prima fase – e non è
comunque irrilevante – fu quello di sfruttare la situazione di debolezza
dei gruppi della navalmeccanica per indurre un processo di riorganiz-
zazione e razionalizzazione distributiva tramite leggi e sovvenzioni ma-
rittime.
Al risultato del ritorno di una grande compagnia di navigazione nel
golfo napoletano si giunse non senza difficoltà e polemiche. In prossi-
mità della formazione del nuovo gruppo di armamento aumentarono
le azioni da parte di Genova e di Napoli per assicurarsi la sede della
futura società. Si riaccese così la ‘guerra tirrenica’ e ad alimentarla
furono anche i rispettivi giornali locali con frequenti indiscrezioni su
spostamenti di compartimenti marittimi e soppressioni di linee che di
certo non aiutarono a distendere il clima nell’ultima metà del 1931. Il
12 aprile presso il Consiglio provinciale dell’economia di Genova si
svolse una riunione alla quale parteciparono autorità cittadine, come
il già ricordato podestà Broccardi, esponenti dell’industria marittima
come Odero e gerarchi del fascismo del calibro di Starace. Tema
dell’incontro fu proprio l’eventuale formazione di un’unica società
63 A. De Benedetti, I tempi dell’industria in A. Vitale (a cura di), Napoli: un destino
industriale, Cuen, Napoli, 1992, pp. 143-151.
64 Cfr. M. Comei, Banche e Mezzogiorno: credito, concentrazione bancaria e classi
dirigenti negli anni Venti, Cacucci editore, Bari, 2008; R. De Rosa, I molteplici volti della
fiducia. Relazioni personali e intermediazione creditizia a Napoli (XIX-XX sec.), «Quaderni
storici», fascicolo 2, 2008, pp. 471-500.
65 D.L. 13 novembre 1931 n. 1434.
66 R. Giulianelli, Armatori, banche e Stato, cit., pp. 165-166.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)