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                accentrare in un’unica sede la propria struttura, optò inizialmente per
                una distribuzione geografica che rifletteva i vari interessi regionali in
                gioco fissando la sede legale a Roma, la direzione generale a Napoli e
                due sedi succursali a Genova e Palermo. Anche se formalmente unite
                sotto la bandiera di un’unica società, Genova, Palermo e Napoli conti-
                nuarono a contendersi spazi, rotte e navi. Anzi, proprio la nuova par-
                ticolare  situazione  di  vicinato  creò  le  condizioni  per  un  conflitto  a
                bassa intensità per l’egemonia tirrenica che si protrasse fino all’av-
                vento dell’Iri e alla seconda riorganizzazione marittima del 1936.
                   Questa seconda fase dello scontro tra le città del Tirreno si chiuse
                con una soluzione che accontentò le due principali parti in causa. Na-
                poli diventava finalmente sede di un’importante società di navigazione
                italiana  e  Genova  era  rinfrancata  dalla  sede  della  più  grande  delle
                nuove società, l’Italia-Flotte Riunite, mantenendo comunque un ruolo
                rilevante nelle linee della Tirrenia.
                   Si aprì a questo punto una seconda e per certi versi più delicata
                fase di contrattazione con Palermo, che a differenza di Genova non
                aveva ottenuto eguali compensazioni. La scelta di Napoli come sede di
                armamento e di esercizio fu «una vera e propria imposizione» governa-
                tiva, come ricorda Orazio Cancila, dato che la Florio possedeva circa il
                76% delle azioni della Tirrenia – anche se gran parte nelle mani della
                Sofindit  –  e  poteva  vantare  un  certo  controllo  nel  primo  CdA  della
                nuova società. Oltre allo stesso Ignazio Florio, nel consiglio sedevano
                il consigliere delegato Augusto Linch – procuratore generali negli affari
                Florio – due consiglieri e uno dei sindaci della società molto vicini alla
                famiglia palermitana . All’influenza andava aggiunto il peso avuto dai
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                Florio  nella  costituzione  del  capitale  fisso  (22  delle  40  navi)  e  nella
                formazione della rete commerciale della nuova società, la quale fece
                largo affidamento alla società anonima Agenzia Florio per la gestione
                delle agenzie marittime dislocate a Napoli, Palermo, Roma, Tunisi e
                Tripoli . A rimarcare ancor di più il peso che la Florio aveva avuto
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                nella formazione della flotta societaria ci fu la decisione di mantenere
                la tipica colorazione dei fumaioli bianchi con fasce nere che contrad-
                distingueva la livrea delle navi Florio .
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                   77  Cfr. O. Cancila, La Società di Navigazione “Tirrenia” in I. Zilli (a cura di), Fra spazio
                e tempo: studi in onore di Luigi De Rosa, vol. III, Il Novecento, Edizioni Scientifiche Ita-
                liane, Napoli, 1995.
                   78  La Tirrenia affidò l’acquisizione e smistamento del traffico a 73 agenzie a provvi-
                gioni dislocate negli scali dell’Italia e del Mediterraneo. Cfr. Acs, Asiri, Serie nera, Fin-
                mare, b. Sto/504, Relazione della Società Tirrenia-Flotte Riunite-Florio Citra.
                   79  In questa appropriazione per immagini la contropartita fu rappresentata dall’ag-
                giunta di una bandiera azzurra con fasce gialle e rosse per ricordare i colori del comune
                partenopeo. Cfr. B. Balsamo, Le navi della Tirrenia. Un secolo di storia e oltre, Con-fine
                edizione, Bologna, 2018, p. 27.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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