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178 Dario Salvatore
risultato sorprende anche solo ricordando cosa furono gli anni Venti
per Napoli e quanto la piazza marittima napoletana dovette battagliare
per ottenere delle sedi di armamento che alla fine non arrivarono.
Come mai, dunque, quella designazione e perché proprio in quel mo-
mento?
Sul come è opportuno ritornare a parlare delle conseguenze della
Grande Crisi. Colpendo con più forza proprio i settori della siderurgia,
della navalmeccanica, del credito, lo Stato si trovò investito in poco
tempo del ruolo di creditore di ultima istanza nel finanziamento indu-
striale in Italia; ruolo che venne consolidato dopo legge bancaria del
1936. Tale posizione assegnava allo Stato una discrezionalità notevole
nell’influenzare la riorganizzazione di molti gruppi della navalmecca-
nica e dell’armamento salvati dall’intervento pubblico e fu questa
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nuova posizione contrattuale che concretamente «impose» la designa-
zione di Napoli come sede di armamento.
Sui motivi del perché il fascismo proprio in quel momento accon-
sentì a tale designazione, sconfessando in parte la precedente con-
dotta politica, si possono avanzare allo stato attuale delle fonti due
ipotesi che non necessariamente si escludono, al contrario si raffor-
zano vicendevolmente. La prima è politica e spiega la designazione
come la decisione del fascismo di mettere in pratica ciò che da anni
prometteva alla città aspettandosi in cambio un’adesione più forte
della società e delle forze economiche napoletane. D’altronde, nel 1931
Mussolini tornò a Napoli dopo sei anni dall’ultima volta e l’accoglienza
fu tutt’altro che festante.
Sia Pasquale Villani sia Paul Corner hanno messo in evidenza
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la malcelata antipatia espressa in quella occasione dai napoletani
verso le autorità fasciste e l’amministrazione locale. La tiepida acco-
glienza fu un campanello d’allarme che non poteva lasciare indiffe-
rente Mussolini, il quale sfruttò a quel punto il momento di debolezza
del capitalismo italiano per mostrare un rinnovato decisionismo e ca-
pitalizzare un importante risultato d’immagine con il minimo impatto
sul regime. Questa apertura governativa incontrava sul terreno le forze
locali già in fermento come visto in occasione del voto di Genova. Il
combinato disposto di disponibilità del regime e di mobilitazione terri-
toriale in quello specifico momento (1931) fu la chiave per la designa-
zione ‘politica’ di Napoli a sede di armamento.
La seconda ipotesi è tecnica e spiega la designazione come la scelta
più efficiente nella riorganizzazione dei sistemi di collegamento della
84 Ivi., pp. 259-261.
85 P. Villani, Gerarchi e fascismo a Napoli, Il Mulino, Bologna, 2013, pp. 54-60.
86 P. Corner, The fascist party & popular opinion in Mussolini’s Italy, Oxford Univer-
sity press, New York, 2012, p. 184.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)