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182 Dario Salvatore
E perciò non conviene ipotecare il futuro. Limitiamoci, quindi, ad affermare
che il porto di Napoli dovrà rassegnarsi ad avere un retroterra ad economia
prevalentemente agricolo, qualora non intervengano altri fattori a mutare la si-
tuazione presente 100 .
Queste parole, dette nello stesso anno dell’impresa etiopica e della
proclamazione di Napoli a ‘Porto dell’Impero’, testimoniano il divario
ormai profondo nell’approccio al problema portuale napoletano tra re-
gime e Iri. Questa distanza di vedute non è di poco conto considerando
che dal 1933 l’Iri controllava sostanzialmente il 90% della navigazione
italiana 101 e nella provincia di Napoli era arrivata a controllare tutta
l’industria siderurgica, meccanica e navalmeccanica realizzando di
fatto un primo coordinamento per settori omogenei 102 .
Dal punto di vista dell’Iri il potenziamento del polo marittimo napo-
letano si inscriveva in un più generale processo di razionalizzazione di
interi settori produttivi passati in convalescenza nelle mani pubbliche.
L’impegno dei tecnici Iri era guidato dalla volontà di dare una funzione
conforme alle potenzialità di ogni settore componente l’economia del
mare del golfo di Napoli e valorizzare le vocazioni imprenditoriali e
commerciali dell’area. Appare perciò palpabile lo scarto tra i sogni di
grandezza delle gerarchie fasciste negli anni Trenta e i programmi
dell’Iri 103 .
Da un lato, l’idea del regime – almeno sulla carta 104 – di impostare
uno sviluppo commerciale e industriale dell’area del golfo in funzione
degli auspicati effetti moltiplicativi generati dal concentramento nel
porto del traffico con l’impero, dall’altro, l’Iri che puntò su un efficien-
tamento della dotazione infrastrutturale e della base produttiva in fun-
zione principalmente dei margini di sviluppo del retroterra portuale.
Una differenza di vedute che emerge molto chiaramente dalle dichia-
razioni di Cenzato sul valore dell’impero:
100 F. Milone, Il problema del porto di Napoli, «Questioni Meridionali», vol. III, fasc. 1,
1936, pp. 3-57, qui p. 51 (il corsivo è mio).
101 L. D’Antone, Da ente transitorio a ente permanente in V. Castronovo (a cura di),
Storia dell’Iri. Dalle origini al dopoguerra, Laterza, Roma-Bari, 2012, p. 198.
102 A. De Benedetti, La via dell’industria, cit., pp. 34-35.
103 La differenza di vedute strategiche riguardo le potenzialità dell’area napoletana
deve essere inquadrata nel più ampio e non semplice rapporto tra gli obiettivi della po-
litica di bandiera e quelli della politica di bilancio incarnate rispettivamente dal fascismo
e dall’Iri. Cfr. G. Mellinato, The origins of Finmare. A technocratic reform beyond state
and market in fascist Italy in C. Agriantoni, M.C. Chatziioannou, L. Papastefanaki (eds),
Markets and Politics Private Interests and Public Authority (18th – 20th centuries), Uni-
versity of Thessaly Editors, Volos, 2016.
104 Aa.Vv., L’economia di Napoli sul piano dell’impero, Edizione Politica Nuova, Napoli
1938.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)