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                   Osservata nel suo insieme, questa stagione di intervento pubblico
                straordinario svolse una cruciale funzione sostitutiva di alcuni fattori
                – specialmente know-how e capitali – di cui l’economia del mare napo-
                letana denunciava una storica lacuna e, allo stesso tempo, una fun-
                zione correttiva ridimensionando le aspirazioni locali e fasciste con un
                realistico progetto di rilancio del polo marittimo. Queste due funzioni
                esercitate dall’Iri furono possibili grazie a quella «rivoluzione coperni-
                cana» – come la chiama Mellinato – innescata dalla crisi del 1929 e
                governata poi dall’Iri, che permise al comparto marittimo di liberarsi
                dalla storica subordinazione agli interessi «land-based» 109  rappresen-
                tati dai gruppi cantieristico-siderurgici e dai gruppi di pressione delle
                città portuali.
                   In conclusione, si può certamente asserire che la designazione di
                Napoli a sede di armamento fu una designazione ‘dall’alto’, ossia vo-
                luta e imposta dallo Stato, piuttosto che essere il riconoscimento di
                una raggiunta posizione di forza dell’economia del mare dell’area na-
                poletana. Lo Stato ha permesso di rompere nei fatti quella condizione
                di ‘schiacciamento’ fornendo capitali e know-how ad una compagine
                imprenditoriale locale che ne aveva sempre sofferto. Tuttavia, dietro
                l’indiscutibile potenziamento del polo napoletano negli anni del fasci-
                smo si possono identificare tre percorsi non necessariamente sovrap-
                ponibili come appena riscontrato. Tali percorsi coincidono con i tre
                fattori che hanno reso possibile l’ascesa del porto di Napoli: la mobili-
                tazione del territorio, una volontà politica nazionale e la dotazione di
                strutture tecnico-finanziarie.
                   Gli attori locali si sono dimostrati imprescindibili per il raggiun-
                gimento dell’obiettivo, perché riuscirono a creare un network di in-
                teressi  locali  che  tenne  alta  l’attenzione  governativa  sul  tema  in-
                fluenzando anche direttamente le scelte del regime grazie ad alcune
                figure di raccordo 110 . Ad ogni modo, se il ruolo di questi portatori di
                interesse fu importante nel sollevare il problema, meno lo fu nella
                sua risoluzione. All’atto pratico la politica di questi individui nell’in-
                tensificare le relazioni economiche tra i settori produttivi della pro-
                vincia napoletana e l’oltremare mediterraneo e coloniale si risolse
                in  una  serie  di  rovinosi  fiaschi  come  dimostrano  la  liquidazione
                della fiera campionaria di Napoli 111 , il fallimento della Banca Meri-



                   109  G. Mellinato, The origins of Finmare, cit., pp. 131-132.
                   110  Ferdinando del Carretto fu vicepresidente della Tirrenia e dal 1932 presidente del
                Consiglio Superiore della Marina Mercantile. Biagio Borriello fu consigliere nel CdA della
                Tirrenia e presidente della Federazione fascista degli armatori dell’Italia meridionale.
                Sempre nel 1932 fu nominato Sottosegretario al ministero delle Comunicazioni Luigi
                Lojacono, un fascista della prima ora, professore di economia e sindacalista molto at-
                tento alle questioni economiche della provincia napoletana.
                   111  Acs, Pcm, Gab., 1925, fasc. 14/1, n° 993, V Fiera Campionaria.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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