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                tutti  gli  altri  magistrati  caduti  in  quel  terribile  decennio.  Lo  stesso
                Marcello Cimino ne parlò molto, mantenendo lo storico approccio del
                Pci, che definiamo garantista:

                   Leggi più severe – scrisse dopo l’uccisione di Terranova – ; mano libera alla
                polizia, la pena di morte: c'era da aspettarselo che per questa scorciatoia si
                indirizzasse ancora una volta la parte più emotiva e/o approssimativa della
                opinione pubblica dopo lo assassinio del giudice Terranova e del maresciallo
                Mancuso; […] anche se più-poteri-alla-polizia dovesse voler dire licenza di tor-
                turare durante un fermo prolungato, anche così, che passi avanti si farebbero,
                a parte la ripugnanza per ogni violenza contro uomini inermi, per quanto cri-
                minali e torturatori essi stessi possano essere? 11 .

                   Consapevole del lascito delle vittime sulla stratificazione di una co-
                scienza antimafia, ricordò anche la lunga scia di caduti della Demo-
                crazia  cristiana  (Dc) ,  presentando  Piersanti  Mattarella  come  un
                                     12
                punto di riferimento rigoroso, e lamentando una scarsa eco del suo
                esempio all’interno della Dc : il problema per lui, non era il sistema
                                           13
                dei partiti in sé, ma la difficile cooperazione con il pezzo più importate
                di esso. Dopo l’uccisione di Carlo Alberto Dalla Chiesa, in un instant
                book scritto a più mani, Cimino ribadì la sua fiducia nelle Istituzioni,
                e nella collaborazione tra le forze politiche sane: nel suo capitolo inti-
                tolato L’antimafia non parlava di movimenti o di società civile, ma si
                concentrava sulla Commissione parlamentare, considerata un impre-
                scindibile momento conoscitivo e di lotta .
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                   Facciamo un salto avanti giungendo al drammatico luglio 1992. Ci-
                mino era morto nel 1989, sulle ceneri del Pci era nato il Partito demo-
                cratico  della  sinistra  (Pds),  mani  pulite  era  già  scoppiata  e  «L’Ora»
                aveva  appena  chiuso.  Giuliana  Saladino  scrisse  su  «Segno»,  rivista
                progressista del cattolicesimo postconciliare a Palermo, impegnata sul
                fronte antimafia , per tirare le somme dell’ultimo decennio. Rifletté
                                15
                sulla chiusura de «L’Ora» («un Pds proprietario che accecato dalle sue
                tempeste interne non si preoccupa di trovare un partner che ci sappia
                fare, chiude e basta, come se “L’Ora” fosse il gazzettino di un tranquillo



                   11  Marcello Cimino, Se il coraggio è di pochi, «L'Ora», 27 settembre 1979, p. 4.
                   12  Id., Opinione/questa è mafia, ivi, 7 gennaio 1978, p. 4.
                   13  Id., La sfida dei morti, ivi, 8 maggio 1981, p, 3.
                   14  Marcello Cimino, L’antimafia, in Morte di un generale. L’assassinio di Carlo Alberto
                Dalla Chiesa, la mafia, la droga, il potere politico, Mondadori, Milano, 1982, pp. 135-151.
                   15  Sulla vicinanza tra l’animatore di «Segno», Nino Fasullo, e la famiglia Cimino: M.
                Perriera, Marcello Cimino cit., p. 153; G. Fiume, Finché non c’è collera non c’è speranza
                cit., pp. 59-60. La stessa Marta ne era stata per un periodo direttrice responsabile (Sto-
                ria di Marta cit., p. 9). Vedi anche G. Saladino, Compilando l’indice di Segno, «Segno»,
                dicembre 1984, ora in Segno trecento. Mafia, chiesa, politica, Supplemento a «Segno», n.
                300, dicembre 2008, pp. 111-130.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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